Il tema del nucleare è un argomento fortemente dibattuto, non solo in connessione con le atrocità della guerra in Ucraina, ma anche in funzione della tassonomia per la transizione.
Negli ultimi giorni sono state definite le misure idonee per fronteggiare le conseguenze di incidenti nucleari oltrefrontiera.
Il Governo aggiorna dopo dodici anni il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari.
Individua e disciplina le misure necessarie per fronteggiare incidenti che avvengono in impianti nucleari al di fuori del territorio nazionale, che possono richiedere azioni di intervento coordinate a livello nazionale.
Riparo al chiuso, con porte e finestre serrate e sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, iodio-profilassi e controllo della filiera produttiva. 

Un’azione di intervento in tre diverse fasi, determinata dall’evoluzione dello «scenario incidentale considerato».

Valutando le differenze tra un impianto nucleare situato entro i duecento chilometri dai confini nazionali, e uno a maggior distanza, oppure, per un incidente in territorio extraeuropeo.
Il Dipartimento della Protezione Civile, inoltre, avrà il compito di comunicare di restare in luoghi chiusi.
Nelle aree interessate, in via precauzionale, sarà messo in atto, come blocco cautelativo, il consumo di alimenti e mangimi prodotti, fermo della circolazione stradale ed inoltre misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico.
Le autorità, in aggiunta, dovranno dare comunicazioni tempestive alla popolazione con il tempo di inizio e la durata della misura di riparo al chiuso, istruzioni specifiche alle scuole, far fronte ai bisogni primari della popolazione come cibo, acqua, assistenza sanitaria ed energia.
Per quanto concerne la iodoprofilassi, occorre una misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione. 

In Italia lo sfruttamento del nucleare ha interessato gli anni tra il 1963 e il 1990. 

Le cinque centrali nucleari presenti sul territorio italiano sono state chiuse per limiti d’età ed in seguito ai referendum del 1987. Il dibattito sull’eventuale reintroduzione dell’energia nucleare, apertosi tra il 2005 ed il 2008, si è chiuso con il referendum abrogativo del 2011, ponendo fine a disposizioni volte ad agevolare l’insediamento delle centrali nucleari.
Ora dopo 10 anni di distanza dall’ultimo referendum, in molti, a causa dello spropositato aumento dei costi per l’energia, chiedono la riapertura del dibattito sul nucleare.
Le innovazioni tecnologhe che hanno caratterizzato gli ultimi tempi sono di portata notevole tanto che la voce di una IV Generazione di energia nucleare si fa sempre più presente nel dibattito socio-politico. Lo stesso Cingolani, ministro della Transizione Ecologica a dicembre 2021 spiegava: 

“La mia posizione di tecnico è che non farei le centrali di prima e seconda generazione, che sono complesse e hanno problemi con le scorie radioattive. Sono sicuro che vadano studiati i piccoli reattori modulari di quarta generazione, che sono in pratica motori di navi nucleari, sono piccoli e più sicuri. (articolo “Cingolani agli studenti: «Il nucleare è il futuro. Le nuove centrali saranno la soluzione a tutti i problemi»”, ndr)  

Il rapporto tra Italia e nucleare non è mai stato un connubio felice ma un rapporto travagliato. 

Nonostante ciò, la nostra storia ha conosciuto un periodo relativamente lungo (1963-1990) in cui le centrali furono attive sul nostro territorio. Tuttavia, il dibattito tra favorevoli e contrari non cessa a spegnersi.
I favorevoli annoverano come pro: 

•Emissioni CO2 particolarmente basse;
•Riduzione della dipendenza da petrolio e gas;
•Produzione di elevate quantità di energia;
•Produzione di energia a basso costo;
•Ricadute positive sull’occupazione;
•Ciclo di vita per singolo impianto molto lungo, ciò consente di ammortizzare gli alti costi iniziali; 

Contemporaneamente ai tanti vantaggi però, l’energia nucleare presenta i sui limiti: 

•Gestione delle scorie nucleari;
•Conseguenze anche gravi in caso di incidenti: Chernobyl 1986;
•Difficile localizzazione delle centrali;
•Costi di realizzazione iniziali molto elevati;
Obiettivi sensibili per attacchi terroristici;
•Produzione di sola energia elettrica;
•Non è una fonte rinnovabile anche se considerata energia pulita 

La posizione di Union Energia 

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