L’energia marina garantirà al Vecchio Continente un nuovo afflusso di energia 100% rinnovabile. L’Unione europea punta all’energia delle acque per soddisfare il 10% del fabbisogno continentale entro il 2050.
La delicata situazione in cui versa il nostro pianeta ha spinto l’uomo a considerare fonti energetiche che differiscono dalle fonti fossili. Pensando alle rinnovabili immediatamente la mente va al fotovoltaico ed all’eolico, dimenticando altre importanti risorse come l’energia marina ed il geotermico (clicca qui per approfondire con il nostro articolo sul magazine online Energia geotermica: l’energia dalle viscere delle Terra ).
Energia marina: il 70% del globo è coperto da acqua, il 97% costituito da oceani, violerebbe la natura umana non sfruttare questa risorsa.
La potenza contenuta nelle onde (Wave Energy) viene dalla forza che il vento esercita sulla superficie del mare, formando increspature sulla superficie dell’acqua.
E’ una fonte rinnovabile che non produce rifiuti ed è illimitata. Però, fino a non molto tempo fa era etichettata come costosa da estrarre e da mantenere, deleteria per gli habitat marittimi e valida solo per i siti prossimi alle coste.
Oltre a ciò, si deve tener conto che l’acqua salata è fortemente corrosiva e che le tempeste tendono a danneggiare i macchinari testati in mare aperto. Le fasi sperimentali, pertanto, richiedono molto tempo e denaro.
Le tipologie di estrazione dell’energia marina sono diverse, strettamente connesse a molteplici elementi del mare:
• Mareomotrice: il ritmico innalzamento e abbassamento del livello del mare è catturato da turbine.
• Correnti: similmente l’energia eolica, le pale mosse dal mare creano energia meccanica.
• Moto ondoso: dispositivi capaci di catturare l’energia cinetica delle onde.
• Talassotermica: si cattura la variazione di temperatura tra la superficie marina e la profondità.
• A gradiente salino: si usa la diversa concentrazione di acqua dolce e mare che crea l’energia chimica a gradiente salino.
L’energia cinetica del mare viene intrappolata tramite i Wec (Wave Energy Converters) che catturano l’energia delle onde usando diversi principi fisici.
Grazie al progredire della tecnologia sfruttare l’energia marina è, oggi, un’opzione concreta. L’ultima grande innovazione è italiana.
Pewec 2.0, acronimo di Pendulum Wave Energy Converter, sviluppato da Enea e Politecnico di Torino è un dispositivo progettato per sfruttare le onde del Mediterraneo.
La versione finale avrà una potenza di 525 kW, misurerà 15 metri di lunghezza, 23 di larghezza e 7,5 di altezza. Il peso arriverà ad oltre 1.000 tonnellate, inclusa la zavorra.
Assicura due vantaggi:
• non impattare drasticamente su fauna e flora marina;
• combattere i fenomeni erosivi delle spiagge riducendo l’energia delle onde che si infrangono sulle coste.
L’apparecchio – basato sull’oscillazione di un pendolo che permette di produrre elettricità dal mare sfruttando le onde – ha mostrato in fase di test di resistere bene anche alle condizioni estreme.
Secondo Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio Enea di modellistica climatica e impatti, Pewec 2.0 potrebbe essere utilizzato per le piccole isole italiane.
“Nel nostro Paese si contano più di 50 isole minori con una popolazione media di circa 2.500 abitanti, un consumo medio pro-capite di 6 kWh/g e un costo dell’energia molto elevato. Una decina di questi dispositivi potrebbero produrre energia elettrica per un paese di 3mila abitanti”
L’Europa punta la leadership globale sull’energia marina al 2050.
L’Unione punta a raggiungere il 10% del proprio fabbisogno energetico dal mare entro il 2050. Soddisfacendo così, i bisogni energetici di circa 94 milioni di famiglie. Inoltre, l’energia marina è in linea con gli obiettivi comunitari di sostenibilità in termini di decarbonizzazione, indipendenza energetica e creazione posti lavoro. Secondo l’Enea, 127 sono i progetti tecnologici finanziati in Europa: il 60% tra questi per catturare l’energia delle onde e uno su cinque del totale è pronto per la fase commerciale.
Sono i paesi del Nord Europa a dominare in questo settore, infatti, nel 2021 nuovi dispositivi sono stati installati lungo l’Atlantico, il Mare del Nord oltre ad altri nel Mediterraneo. Secondo l’ultimo report di Ocean Energy Europe, rete di professionisti dell’energia oceanica nel mondo, le installazioni legate allo sfruttamento energetico delle maree nel Vecchio Continente sono cresciute di 10 volte tra il 2020 e il 2021, toccando i 2,2 megawatt complessivi. Un importante risultato nonostante i rallentamenti dovuti alla pandemia.
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