I rifiuti hanno colonizzato anche lo spazio. Si tratta prevalentemente di detriti provenienti da razzi, sonde o satelliti che orbitano intorno alla Terra. I detriti spaziali sono in costante crescita e costituiscono una minaccia sia per i satelliti che per la Stazione Spaziale Internazionale. Infatti, un detrito di appena 10 centimetri potrebbe distruggere completamente un satellite di medie dimensioni, sicuramente, non problema da non sottovalutare.

Detriti tra i principali rifiuti.

Negli ultimi sessant’anni l’uomo ha colonizzato lo spazio facendo grandi progressi nel campo tecnologico, basti pensare ai satelliti per le telecomunicazioni o le stazioni metereologiche. Tutta questa tecnologia però ha scaturito un problema di notevole rilevanza: un aumento di rifiuti nello spazio. Principalmente si tratta di parti che si sono staccate da razzi o satelliti ma ci si può imbattere anche in un guanto perso dall’astronauta Edward White.

Quanti sono i rifiuti nello spazio?

Secondo una stima, intorno all’orbita terrestre, ci sono circa 36.500 detriti spaziali larghi più di 10 centimetri. La cifra sale ad un milione se si contano anche quelli che presentano una larghezza da 10 cm a 1 cm. Il numero di detriti, invece, che vanno da 1 cm di larghezza fino ad appena 1 millimetro sarebbe superiore agli oltre 130 milioni.
Questi rifiuti sono concentrati nell’Orbita Terrestre Bassa, ovvero tra i 300 e i 1000 km di altitudine.
Non lasciamoci ingannare dalle dimensioni apparentemente esigue poiché essi sono estremamente pericolosi. Un detrito di circa 10 cm ha la capacità di distruggere un satellite di medie dimensioni ed uno di un centimetro potrebbe compromettere seriamente un’operazione di lancio. Infine, quelli di un millimetro possono causare danni locali o rendere inutilizzabili alcuni sottosistemi.
Ad oggi, la densità di rifiuti nello spazio è ancora contenuta, di conseguenza, il rischio di collisioni è minimo.
Nonostante tutto, la Stazione Spaziale Internazionale dispone già di alcune protezioni per attutire gli effetti di eventuali collisioni con detriti spaziali, anche se, non sempre sono efficaci.
Di conseguenza la principale soluzione è quella di modificare l’orbita della Stazione Spaziale Internazionale tramite i motori della ISS o delle navicelle a essa collegate.
Per quanto concerne i satelliti, invece, è cercare di monitorare il tragitto di questi detriti, così da modificare la rotta dei satelliti in modo tale da schivarli. Questa soluzione però riguarda solo i satelliti di ultima generazione.
Tracciare i detriti spaziali è un’operazione molto complessa: esistono dei sensori ottici per farlo, come i laser ad esempio, ma diventato via via meno efficaci tanto più sono ridotte le dimensioni del detrito spaziale. Un detrito inferiore ai 10 cm di larghezza, infatti, non è solo difficile da individuare, ma è anche più imprevedibile nei suoi spostamenti, data la minore stabilità orbitale.

Soluzioni anti rifiuto.

Si può parlare di soluzioni a breve e lungo termine. Tra quelle a breve termine la prima sarebbe quella di prevenire i futuri incidenti e collisioni. Ciò si può fare migliorando le tecnologie aerospaziali o tracciando, con ancora più precisione, le orbite dei detriti spaziali, in modo tale da evitarli. Un’altra soluzione è facilitare il processo di autodistruzione dei detriti. Ciò che si stacca da un satellite o da un razzo, il più delle volte, si disintegra a contatto con l’atmosfera, l’idea è costruire componenti che facilitino questo processo. Sempre nei rimedi a breve termine c’è quello di pianificare delle manovre di rientro controllato per tutti gli oggetti presenti nello spazio per non lasciare in orbita componenti obsolete. Se poi qualche pezzo dovesse sopravvivere, si fa in modo che la sua traiettoria di caduta termini in mare aperto, dove non rappresenterebbe un pericolo per nessuno.
Poi ci sono le soluzioni a lungo termine. Negli ultimi anni infatti si è cominciato a pensare a delle soluzioni per recuperare fisicamente la spazzatura spaziale. L’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha implementato due progetti che mirano a questo scopo. Il primo prevede di individuare i grandi detriti spaziali e utilizzare una rete per agganciarli. L’altro prevede invece l’utilizzo di un robot spaziale. Sarà progettato per avvicinarsi al detrito da recuperare facendo coincidere gradualmente le due orbite. Una volta avvicinato il robot aggancerà il detrito con delle braccia meccaniche per ricondurlo sulla Terra.

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