Microplastiche, elemento protagonista del feroce inquinamento che attanaglia il nostro Pianeta. Sono il principale fattore inquinante per quanto concerne gli oceani. Considerando che essi occupano il 70% del globo terreste, conseguenzialmente, le microplastiche, rappresentano uno dei principali fattori inquinanti della Terra.

Oggigiorno è un termine particolarmente noto al pubblico, molte colonne di articoli e servizi di informazioni le vedono protagoniste.

Cosa si intende per microplastiche e come si formano?

Sono particelle di dimensioni inferiori ai 5 mm di diametro generate sia dall’alterazione di oggetti in plastica o, direttamente dalle fabbriche.

Esse si suddividono in due grandi gruppi a seconda della loro origine: microplastiche primarie e secondarie.

• Microplastiche primarie: sono intenzionalmente prodotte di piccole dimensioni. Si possono trovare nell’industria petrolifera ma anche in cosmetici, detergenti, prodotti per la casa e vernici. Utilizzate non solo per le loro proprietà abrasive, ma anche per migliorare aspetto e tenuta del prodotto. Secondo l’European Chemical Agency, annualmente ne vengono prodotte 145 mila tonnellate, di cui 42 mila vengono disperse nell’ambiente (dati ECHA).

• Microplastiche secondarie: si generano per l’alterazione di prodotti in plastica. Ad esempio quando la plastica finisce in mare e si inizia lentamente a degradare sia per l’effetto del Sole che dell’acqua marina.  

Inquinamento da microplastiche.

Secondo un dossier pubblicato su Nature nel 2021 si stima che siano presenti tra i 15 e 51 mila miliardi di microplastiche galleggianti sulle acque superficiali nel mondo. Involontariamente le correnti oceaniche consentono alle microplastiche di concentrarsi in determinate zone creando vere e proprie “isole di plastica”.

La più nota ed estesa è la Great Pacific Garbage Patch, detta anche “Pacific Trash Vortex”. E’ l’isola più estesa e fu scoperta nel 1997 ed è situata nell’oceano Pacifico, tra la California e l’Arcipelago Hawaiano e si sposta seguendo la corrente oceanica del vortice subtropicale del Nord Pacifico. Ha un’età di oltre 60 anni ed è l’isola di spazzatura più grande al mondo. Le sue dimensioni sono immense: si stima che potrebbe occupare dai 700 mila km2 fino ai 10 milioni di km2.

Di dimensioni inferiori, ma ugualmente considerevoli, la South Pacific Garbage Patch, la North Atlantic Garbage Patch, la South Atlantic Garbage Patch, l’Indian Ocean Garbage Patch ed infine, l’ultima scoperta l’Artic Garbage Patch.

Quanto sono pericolose le microplastiche?

Immagini che mostrano la fauna marina con gli stomaci ricolmi di plastica non sono, sfortunatamente, una novità. Attraverso la catena alimentare esse sono arrivate a noi tramite il cibo. Uno studio pubblicato su Environment International ha dimostrato come di un campione di 22 persone, il 77% possedesse tracce di microplastiche nel sangue.

Molti gli studi in materia per determinare quanto esse siano dannose per la nostra salute, considerando che contengono additivi e particelle che possono essere pericolose per la salute umana. L’argomento è delicato e la risposta richiederà del tempo: l’augurio è che nei prossimi anni verrà fatta luce sull’argomento, trovando prove in grado di mettere d’accordo l’intera comunità scientifica.

L’Unione Europea si sta adoperando per trovare delle soluzioni per cercare di limitare la quantità di microplastiche in mare.

Nel 2018 sono state approvate una serie di misure per incrementare i tassi di riciclaggio dei rifiuti di plastica nell’UE, nel 2020 è stato imposto il divieto di aggiungere microplastiche primarie (cioè quelle prodotte intenzionalmente di piccola dimensione) all’interno dei prodotti cosmetici e detergenti, ed infine, dal 14 gennaio 2022 i prodotti usa-e-getta in plastica sono finiti nel mirino dell’Unione Europea che ne ha vietato sia la produzione che la vendita.

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