Il blue carbon è il carbonio immagazzinato negli ecosistemi costieri e marini come mangrovieti, paludi salmastre e praterie di Posidonia. Viene catturato dagli organismi viventi degli oceani sottoforma di biomasse e sedimenti.
Il ruolo del blue carbon per il pianeta.
Il “Gruppo intergovernativo sul Cambiamento Climatico” (IPCC) definisce il blue carbon come il “carbonio immagazzinato negli ecosistemi costieri e marini”.
Essi svolgono importanti funzioni ecologiche, tra cui offrire protezione alle coste e fornire alla fauna marina un habitat riproduttivo. In aggiunta, catturano ed immagazzinano carbonio in grandi quantità sia nelle piante che nei sedimenti sottostanti.
Nonostante le vegetazioni marine coprano lo 0,5% dei fondali e rappresentano solo lo 0,05% della biomassa vegetale terrestre, essi immagazzinano carbonio quasi in quantità eguale alla vegetazione terrestre. Conoscere la distribuzione e l’efficacia dei pozzi di carbonio naturali facilita la comprensione del ruolo che essi possono svolgere nei confronti del cambiamento climatico. La funzione degli ecosistemi marini è quella di cattura e stoccaggio del carbonio a prevenzione del cambiamento climatico, verso la riduzione dei livelli di CO2 e dell’effetto serra.
Tipologie di serbatoi blu.
Con coastal blue carbon si fa riferimento a diverse tipologie di vegetazione marina. Queste includono la «vegetazione radicata nelle zone costiere come le paludi salmastre, le mangrovie e le praterie di fanerogame marine». Analizziamole più da vicino:
– Le paludi salmastre sono ecosistemi mesolitorali creati dalle maree e dominati da vegetazione erbacea. Si trovano dalle coste dell’Artico sino a quelle subtropicali. Possono arrivare fino a 8 metri di profondità.
– Le mangrovie sono alofite, arbusti immersi nelle acque salmastre che, attraverso adattamenti morfologici, riescono ad insediarsi in terreni salini o alcalini. Formano foreste costiere e proliferano ai tropici.
– Le praterie marine sono una specie di angiosperme adattate alla vita acquatica, si possono formare fino a una profondità di 50 m. Si estendono lungo tutte le coste ad eccezione dell’Antartide.
La capacità di assorbimento della biomassa vegetale è doppia, se non tripla, rispetto alla capacità di assorbimento di CO2 da parte della vegetazione terrestre. Perciò sono di vitale importanza la loro conservazione e salvaguardia.
Il peso ecologico.
Sebbene i ricercatori siano a conoscenza del potenziale di assorbimento dei serbatoi naturali marini, la vegetazione sta drasticamente diminuendo. Con essi stanno svanendo anche i serbatoi del prezioso carbonio blu.
Si stima che gli ecosistemi di blue carbon continueranno a diminuire fino al 30%, o addirittura del 40% nei prossimi cento anni.
La diminuzione delle praterie marine può essere la conseguenza di cause come la siccità, la qualità dell’acqua o l’opera dell’uomo. Le foreste di mangrovia sono le più a rischio, con il 75% delle piante situate in soli 15 paesi e di cui solo l’8% riservate in aree protette.
Le paludi salmastre, pur non essendo molto estese, rappresentano il serbatoio più importante, con un seppellimento di carbonio 50 volte superiore alle foreste pluviali.
I fattori di cambiamento in generale derivano dagli effetti del clima, della siccità, dalla costruzione di dighe e dall’innalzamento dei livelli del mare. Evidente è come la loro diminuzione abbia aumentato il rilascio di carbonio blu in atmosfera e di come sia rilevante essere protagonisti di sostenibilità.
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